TAMÁS KASZÁS AL LUMO DI BUDAPEST
La mostra collettiva internazionale Slow Life. Radical Practices of the Everyday avrebbe aperto nella primavera del 2020 se la prima ondata dell’epidemia non avesse cambiato la nostra vita. Ora, è un grande piacere per noi poter realizzare la mostra un anno dopo.
Si tratta di una mostra collettiva di respiro internazionale, un impegno che riflette sulle pressanti questioni globali di oggi. La logica attuale del nostro mondo, il sistema sociale ed economico esistente e la cultura del mercato-consumatore hanno causato gravi problemi ambientali. L’approccio su cui si basano è in crisi, e le pratiche attuali non possono fornire soluzioni reali all’eccessiva produzione di rifiuti e al consumo eccessivo, e a tenere sotto controllo lo sfruttamento delle risorse naturali. L’approccio lento rappresenta la necessità di ripensare le strutture esistenti e riorganizzare le pratiche consolidate nei campi della società, dell’economia e della vita quotidiana. La sua essenza può essere espressa al meglio dalla coscienza e dall’atteggiamento critico, che fanno emergere sempre più alternative possibili, dall’agricoltura in permacultura alla casa a rifiuti zero, dalla semplicità volontaria al concetto di economia senza crescita.
Gli inizi della rivoluzione lenta risalgono agli anni ’80, alla protesta contro i fast-food, che ha richiamato l’attenzione sull’importanza del cibo sano e di qualità di provenienza locale. L’iniziativa gastronomica di Carlo Petrini si è espansa in un movimento globale nel corso dei decenni, abbracciando molti settori, dal lavoro ai viaggi, dal design al consumo dei media. Tuttavia, la mostra non si concentra sui movimenti “slow living” così popolari oggi, alcuni dei quali limitano le loro attività all’offerta di nuovi prodotti e servizi in vendita. Piuttosto, presenta pratiche alternative, “rivoluzioni” quotidiane, approcci gentili o addirittura radicali che sfidano il sistema esistente orientato alla crescita e al profitto, mostrano una via d’uscita dalla spirale del consumo, o rappresentano un atteggiamento radicato nell’esperienza del momento invece che in uno stile di vita impegnato. L’ampio spettro di generi in mostra include opere d’arte basate sul pensiero critico, mentre altre offrono modelli utopici per sfide future, o ci incoraggiano a cambiare le nostre abitudini di consumo dell’arte, così come i cliché della percezione e della ricezione in relazione all’arte.
L’obiettivo della mostra è quello di evidenziare gli impatti ambientali e le pratiche di sfruttamento che hanno portato agli attuali problemi ambientali, economici e sociali globali. L’altro nostro obiettivo principale è quello di fornire una piattaforma più ampia per le posizioni artistiche che sottolineano la sostenibilità e offrono stili di vita alternativi.
Durante la mostra, una serie di eventi si svolgeranno all’interno dei locali del museo e fuori dai confini della città, con la partecipazione degli artisti, sotto forma di programmi partecipativi e di condivisione della conoscenza, che possono essere trovati sul sito web del museo e sulle piattaforme dei social media.
Artisti in mostra
BARTHA Gabó | BENCZÚR Emese | Anca BENERA & Arnold ESTEFÁN | Ursula BIEMANN & Paulo TAVARES | ERDEI Krisztina | Manfred ERJAUTZ | ex- collettivo di artisti (KASZÁS Tamás & LÓRÁNT Anikó) | HORVÁTH Gideon | Oto HUDEC | KASZÁS Tamás | KORONCZI Endre | LAKNER Antal | Diana LELONEK | Petra MAITZ | MÁTYÁSI Péter | Oliver RESSLER | SCHULLER Judit Flóra | SÜVEGES Rita | SZABÓ Eszter Ágnes | Lois WEINBERGER | Syporca WHANDAL | ZILAHI Anna
Curatori: Petra Csizek, Jan Elantkowski, József Készman, Zsuzska Petró, Viktória Popovics, Krisztina Üveges