Volàtile

Presentare ad altri perché vedano. Già nel significato stesso del termine mostrare è contenuta una testimonianza esplicita e primordiale del legame con l’arte. Ampliandone la chiave di lettura, il termine propone l’indispensabile importanza di una vista che superi la mera capacità di vedere tramite gli occhi; una vista in grado di oltrepassare i piani relativamente appartenenti al mondo fisico e materiale.

Il complesso scenario in cui l’arte avvia i propri tentativi di dimostrazione e di verifica è contornato da un opprimente materialismo, figlio di una insaziabile società del consumo, che stabilisce l’esistenza e l’inesistenza di ogni cosa attraverso il proprio valore d’acquisto. Questo fenomeno colpisce anche le dimensioni più immateriali dell’esistenza, relazioni vitali alle quali non viene riconosciuta nessuna rilevanza, non rappresentando delle merci di scambio. Tradizioni e linguaggi un tempo connessi al naturale fluire della vita, oggi vengono rimpiazzati sempre più rapidamente dalla schizofrenica società tecnologica; il senso simbolico degli idiomi più antichi è pressoché perduto e la chiarezza del piano significante è compromessa dall’incalzate disturbo linguistico che contamina la società contemporanea. La previsione che se ne ricava è di un futuro avvolto da una patina opaca di superficialità, dove la corsa alla feticizzazione degli oggetti in opere non restituirà una valida formalizzazione delle criticità dell’Uomo e del suo tempo. Nella poca rimanente arte autonoma viene riposta la speranza di ristabilire tramite la configurazione di un vocabolario strettamente connesso alle radici della vita di ogni individuo. Da sempre, infatti, l’opera d’arte può essere considerata un impellente sforzo di conferire un corpo al vasto spettro invisibile che costituisce l’esistenza dell’Uomo, che descriva l’avvilupparsi delle proprie condizioni nel tempo e nella società. È grazie all’amalgama di caratteristiche invisibili che costituiscono un oggetto che questo può essere elevato ad opera d’arte, lasciando che ogni protagonista del settore vi accenda sopra una flebile luce, permettendo di scrutarne dentro un animo impalpabile ed etereo di verità e complesse dinamiche vitali.

Volàtile è il risultato di un anno di confronto diretto tra gli artisti (Erika Allia, Gabriele Argentino, Alessia Arnone, Chiara Bruno, Diego Greco, Tiziano Lotta, Martina Minauda, Silvia Muscolino, Mirko Puliatti e Martina Troina) e quello che oggi rappresenta un affascinante sito d’archeologia industriale risalente alla seconda metà dell’Ottocento, al cui interno vengono ospitate le sedi delle aziende Asec Trade e Catania Rete Gas. Elemento paradigmatico della ricerca di ciascun artista è l’invisibile: ognuno di essi ha indagato e declinato i piani simbolici e significanti della sfera invisibile della vita, tramite un delicato processo di suggestione, attivato dalla drammaticità poetica che appartiene a questo luogo e alla sua storia. Come un sesto chakra la sensibilità dell’artista permette un avvicinamento alla realtà sovrasensibile, incamerandone e comprendendone i principi strutturali dell’esistenza, fuori da qualsivoglia piano ordinario che tenti una restituzione semplicistica e inappropriata. La sostanza volàtile, priva di corpo e inafferrabile, diventa per ogni artista il pretesto per formalizzare una realtà magmatica sotto forma di immagini, forme, gesti e suoni. Ogni oggetto acquisisce il grado legittimo di opera d’arte grazie alle caratteristiche genetiche e impercettibili di cui è composto, documentando una diversificazione di luoghi più o meno fisici dove ogni senso è libero di essere costantemente riconsiderato. Frutto di intuizioni e inferenze, un numero indefinibile di accezioni si riproduce esponenzialmente come cellule di un organismo all’interno dello spazio espositivo della galleria, display in cui artista e fruitore si ritrovano sullo stesso piano, nel ruolo – come diceva lo storico dell’arte Kirk Varnedoe – di produttori di significati piuttosto che di immagini.

La mostra intende farsi crogiolo delle infinitesimali particelle che costituiscono la vita attraverso una fotografia ideale di strutture invisibili che sorreggono il corpo, lo spazio e il tempo. Se ne trae un suggerimento indiscreto, velato ma presente: riprendere a indirizzare il proprio sguardo verso considerazioni spesso ignorate poiché prive di un valore commerciale e di una fisicità che ricolleghi al loro possesso.

Come un gas, la bellezza dell’arte, eterea, si sposta tra i venti del sensibile, raccogliendo significati fondamentali e primordiali, orientata da atmosfere intime e introspettive di chi ne condivide sinceramente l’ampio spettro di relazioni vitali da cui è costituito. Così, separate soltanto dallo spazio, le opere vengono interconnesse tra loro da una palpabile riflessività e da una fragilità poetica che si materializza come un’ulteriore opera nello spazio espositivo, attraversabile spostandosi da una coordinata all’altra della galleria. Guardare oltre la materia, indagare al di là del corpo, assorbire la storia e la memoria di un luogo, sono solo i pretesti concettuali che ogni artista ha adoperato per avviare la ricerca di una strada con cui ritrovare le parti più pure dell’Uomo, per riacquisire la considerazione del valore simbolico di ciò che lo circonda. D’altronde la materia sarà destinata a dissolversi, mentre l’invisibile si rifugerà in ognuno.

MARIO BRONZINO Catania, 13 dicembre 2023