Nella sua prima personale in Italia, l’artista tedesco Thomas Kratz presenta “Lick Gin (situation), una mostra costituita da sette nuovi dipinti e rilievi, tre sculture e un intervento pittorico che ha coinvolto il soffitto e alcune pareti della galleria. Come nei suoi più recenti lavori, le opere di questa nuova mostra agiscono sui sensi dello spettatore, incoraggiandone una percezione fluida e aperta. E le tre sculture, nonostante un’apparente tensione con i dipinti, sono una ulteriore ricerca di Kratz sulla capacità della superficie di creare raffinate colarazioni e texture. Il lavoro di Kratz è impegnato con la superficie della pittura, usando spesso colori tenui stesi su materiali vari piuttosto che su una tela tradizionale. Colori metallici, come il manganese e lo stagno, sono stati usati nella prima serie “lick Gin”, e la superficie era il legno; mentre la sua “nude” serie utilizzava colori fluorescenti su vetro. L’effetto è la realizzazione di opere che trasformano lo spettatore in un partecipante attivo, coinvolgendo i suoi sensi in una chiara e tangibile sensazione di assimilazione. Nella sua nuova serie di opere, Kratz continua in questa direzione, e investiga sulla capacità interattiva dei suoi lavori proponendo un ulteriore passo in avanti con le sculture e l’intervento pittorico sul soffitto e le pareti. Le tre sculture accolgono il visitatore entrando in galleria. Uno dei due lavori a grandezza naturale, Games Master (Fountain) rappresenta una figura sopra un secchio, e potrebbe alludere a Duchamp _ la scultura sembra la torre del gioco degli scacchi, un’ossessione per Duchamp – che potrebbe anche essere il padrone del gioco – mentre la parola “Fontana” potrebbe facilmente riferirsi al famoso lavoro di Duchamp dallo stesso titolo. I tre lavori formano un blocco unico, un triangolo con cui confrontarsi all’ingresso della galleria, prima di entrare nella sezione principale. Questo triumvirato fa riferimento alla pratica performativa di Kratz, dove oggetti di scena e tessuti nascondono l’identità dell’artista che spesso usa una bicicletta inforcandola o usandola come un’opera a se stante. Come nei suoi dipinti, la stratificazione si riscontra in due di queste sculture: la stratificazione di tessuti è utilizzata per far emergere la qualità del materiale esterno, usando invece la loro figura (forma) per focalizzare la nostra attenzione sulla supeficie. Questa intenzione si evidenzia anche sui dipinti e rilievi, dove l’uso di fibra di vetro e altri materiali contribuisce a valorizzare non solo il rapporto del colore con la materia utilizzate come base, ma anche il potere esteriore di percepire la forma. La fibra di vetro è stata deposta sul legno, l’epoxy sul cartone, la lacca sull’alluminio, tutto diviene lo strumento attraverso il quale il colore e la forma si manifestano. L’esito di questa serie di azioni sulla natura della trama è un lavoro che porta la pittura verso la tridimensionalità propria della scultura, e inversamente la tridimensionalità della scultura alla superficie pittorica. La percezione dell’opera d’arte è ulteriormente ravvivata da un soffitto dipinto di un verde acido e due pareti di un blu pallido, che rispecchiano il blu in AR°1. Collocati così (come se si trovassero in una cella), i dipinti diventano parte di un fulcro di membrane, come se fossero parte di una serie di superfici, le quali, unite assieme, funzionano come un organismo multicellulare. Ogni opera vive e respira in questo ambiente tattile, ma ognuna mantiene la propria natura, mostrando la sottile patina del loro corpo.