Dromosfera e’ una mostra concepita pensando all’attuale situazione nel Mediterraneo. Gli artisti presentati hanno cercato di evocare questa ferita aperta, le cui radici coinvolgono aspetti sociali, politici, culturali e ideologici, sottoponendo le loro opere a una nuova lettura, che amplia il loro significato intrinseco e estende la loro vita.
I lavori selezionati propongono diverse e alternative forme di pensiero, qualcosa da percepire con la testa e lo stomaco: in relazione all’ingerenza del Nord, il razionale e l’assenza di una politica reale o di idee sostenibili.
Le immagini e le esperienze di questa mostra sono ricettacoli in grado di assorbire le proiezioni dei visitatori, evitando una critica da pamphlet. La vera questione dell’arte in Dromosphere è la sua capacita’ oggi di interagire verso il tutto – l’artistico, sociale e politico.
Si cammina su di un nuovo terreno, 60 centimetri sopra il pavimento della galleria. Una esperienza vissuta tra una prospettiva animale e quella umana (guardando verso la superficie di nuova costruzione – dritto per mantenere l’equilibrio) ci si muove lentamente, reimparando a camminare.
Dromosphere, di Vasco Costa che ha declinato il nome da Paul Virilio, è allo stesso tempo il terreno fisico e concettuale della mostra, in grado di provocare un certo inquinamento di tempo e di spazio, la scomparsa delle distanze tra luoghi e l’annullamento dello spazio a causa del tempo e della perdita di contatto con la terra.
Con una simile idea di distanza dal “naturale”, con l’opera Night soil-fake paradise, Melanie Bonajo tenta di ricreare un nuovo sistema di valori o etica in simbiosi tra lo spirituale, l’artistico e il politico. Una critica nei confronti dell’idee socio-politiche che viviamo. Partendo dall’uso di ayahuasca, una medicina naturale in Amazzonia con effetti psichedelici paragonabile all’LSD negli anni ’60, propone l’idea di un corpo ultra sensibile capace di declinare una nuova forma di intendere il mondo, libero da vincoli razionali e da limiti sociali precostituiti.
Realizzato in un tempo e in uno spazio molto diverso, Filipe Feijão è stato per gli ultimi 10 anni impegnato nella costruzione di una scala esterna alla propria casa. Un display dove espone oggetti ritrovati o di nuova creazione che si modificano con il passare del tempo. In una miscela complessa tra l’erudito e il popolare, tra l’evoluzione naturale e organica e l’alchemico. Le opere di Feijão sono rimaste invisibili, come un servizio segreto condiviso solo con gli amici e visitatori della propria casa. La sua opera evoca le complesse questioni che scaturiscono dallo spostamento di un’opera concepita in situ, come la grande scala, in uno spazio espositivo come riproduzione.
Con un atto simile di “ri-rappresentazione”, Hugo Canoilas propone una veste vernacolare di una precedente performance mostrata quasi come un artefatto religioso. Il lavoro è stato usato per Jeffrey, alter ego di Hugo Canoilas, in “Sinhô Elias” – una performance che affronta “la situazione corrente”. In un misto tra il poetico e immaginari discorsi profetici, tra cervello e stomaco, l’autore rende omaggio a Norbert Elias. La veste rimane come oggetto povero, unica memoria della performance e presenta immagini e testo, inseriti sopra una pittura astratta simile a un batik. Un insieme che testimonia l’impegno di Canoilas nel coltivare un forte interesse per il rapporto tra linguaggio e immagini e la loro naturale interferenza.
In perfetta armonia tra forma e significato, le opere di Viola Yesiltaç immergono lo spettatore in un palcoscenico meditativo. Lo spettatore, con la sua voracità per il significato, da’ un senso razionale al testo, il cervello svolge il suo compito, ma allo stesso tempo si libera a favore di una percezione provocata dal corpo della pittura astratta.
A complemento della mostra la performance”Come sparire completamente” dove Canoilas, vestito con un abito “green chroma” antropomorfo, siede in cima al muro dell’ufficio della galleria durante l’inaugurazione della mostra. La visibilità assoluta della tuta, usata nel cinema e TV per rimuovere il soggetto o lo sfondo, è qui in piena visibilità. Una riflessione intorno alla resistenza offerta dalle sua opera eterogenea alla mercificazione e alla semplificazione delle informazioni.