The Canyon

Il Canyon è una valle erosa per lo scorrere millenario di un corso d’acqua. Un profondo corridoio formatosi dall’alto verso il basso il cui paesaggio è costituito da elementi precipitati o svelati dai processi erosivi. Lì giacenti, casualmente raccolti a memoria di una lenta evoluzione.

Il Canyon descrive un’idea temporanea per lo spazio della galleria a Catania: un palcoscenico in grado di amplificare il potenziale narrativo posseduto dal materiale in esso contenuto. Un luogo nel quale le persone sprofondano e quindi percorrono, instaurando un dialogo con le forme incontrate.

Una scena all’interno della quale si collocano, come presenza materica e randomizzante, le sculture (“Untitled”) dell’artista austriaca Ute Müller. Oggetti prodotti, elementi di scena per diversi scenari. Suggeriti da un contesto familiare o semplicemente trovati, essi vengono spogliati dei nomi che diamo loro, al fine di scrutare e definire un possibile nuovo linguaggio. Spesso rappresentano il vuoto, la matrice di una memoria recente in essi contenuta. Sono disposti a differenti altezze ad indicare un’espansione, una crescita. Accostati, sovrapposti, appesi gli uni agli altri, suggeriscono un’azione performativa e una vita temporanea ribadita dalla presenza di scarabocchi che accentuano l’idea di un provvisorio in continua evoluzione e in contrapposizione a un sistema di coordinate fisse.

Su invito di Ute Müller, Zin Taylor l’artista canadese che vive e lavora a Brussles, presenta una serie di lavori che occupano le pareti di questo canyon proposizionale.

“Thoughts of a dot as it traverses a space (Canyon Life)” è una grande illustrazione a larga scala disegnata sulle pareti della galleria. Un tratto nero e uniforme descrive forme vagamente familiari, o spazi vuoti, simili alle nuvolette dei fumetti, contiene i pensieri che emergono all’interno di un contesto.

La serie di opere intitolate“A Stripe of Thought Navigating a Void of Haze (XII – X)” rappresentano un gruppo di sculture sottili. Quattro schermi che rappresentano spazi vuoti, composizioni acide che evocano il linguaggio di storie allucinogene. Sono definiti e isolati da una singola striscia nera lungo il telaio, un semplice gesto col quale proporre uno spazio per un pensiero colorato.

L’abbinamento degli oggetti di Ute Müller e dei lavori sulla parete di Zin Taylor suggeriscono l’idea di un canyon come una sorta di display del pensiero, le cui forme riflettono fortemente su aspetti quali il linguaggio, lo spazio, la comprensione del materiale, l’osservazione di un contesto come materia, il linguaggio dei materiali. Nonché la sospensione delle categorie, mettendo in discussione i ruoli di riferimento e il soggetto (“Sujet”)… Elementi che descrivono il canyon del racconto, la cui struttura millenaria e apparentemente inerte, rivive nella presenza temporanea delle opere che, in ultima analisi, suggerisce una meravigliosa presenza umana.

La mostra si inserisce all’interno di Unfinished Culture, un programma di Giovanni Iovane promosso dalla Fondazione Brodbeck in collaborazione con istituzioni nazionali e internazionali. Il progetto mira a ridefinire l’idea di identità, territorio e di quella rete complessa che concretamente e realmente allinea in maniera orizzontale la scena internazionale dell’arte contemporanea, del pensiero critico, geopolitico e sociale.