Between the Moon and a Golf Ball. Incursioni nell’immaginario di Tonel
Giacomo Zaza
La mostra di Tonel (Antonio Eligio Fernández), Between the Moon and a Golf Ball. Drawings and Installations, alla Galleria Massimo Ligreggi di Catania presenta un importante nucleo di opere che mette in luce un’articolata frequentazione della Storia e della memoria, collettiva e personale. Questo nucleo riunisce disegni e installazioni che contengono rimandi e allusioni al periodo della Guerra Fredda, tra la metà e la fine del secolo scorso. E costruiscono un inconsueto rapporto rappresentativo con il mondo.
Riguardo alle opere su carta di Tonel, innanzitutto, va sottolineato come, seguendo la tradizione di Hogarth, Goya, George Grosz, e dell’illustrazione ironica e caricaturale cubana, da Rafael Blanco e Conrado W. Massaguer, a Rafael Fornés e Santiago Armada (Chago), questa larga produzione porta con sé un arcipelago di questioni: i temi del maschile e del femminile, dell’individuo e della comunità, la sovversione del machismo (associato alla Rivoluzione cubana), l’economia globale e il neoliberismo nel mezzo delle crisi finanziarie e dei capricci dei mercati azionari. S’interroga circa il legame tra progresso scientifico/materiale e progresso etico/morale, e su questioni legate al bisogno di sicurezza diffuso nella nostra epoca, nonché alla perenne formazione di “imperialismi”.
Inoltre, se da una parte l’accento umoristico e parodistico dei disegni realizzati da Tonel con inchiostro su carta (a volte anche con acquerello e acrilico) è in sintonia con le potenzialità della vignetta di genere connessa alla psicologia sociale del popolo cubano e, soprattutto, della satira politica (un’ampia esperienza che va dal personaggio “El Bobo” disegnato da Eduardo Abela, che incarnava la coscienza civile della nazione cubana sotto Gerardo Machado, alla cronaca socio-politica del supplemento umoristico “Dedeté”, fondato nel 1969, dove sono intervenuti José Luis Posada, Carlos Julio Villar (Carlucho), Alberto Morales (Ajubel), e molti ancora). Dall’altra invece il suo pluriverso tematico travalica il campo della vignetta e della satira in favore di uno spazio-tempo immaginario aperto e senza confinamenti o etichette stilistiche: uno spazio in cui la pratica artistica multimediale di Tonel interroga continuamente le nostre strutture mentali. Forse i caratteri ironici dei disegni dell’artista sono la trasfigurazione visiva di quella trasmissione orale cubana che, tramite il “choteo”, doppi sensi e soluzioni narrative artificiose, ha raccontato storie di vario tipo sulle vicissitudini dell’isola e sulla rappresentazione del mondo. Sicuramente in Tonel si fa evidente un’attitudine irriverente che riconsidera lo spazio della satira come un atto di riflessione – posizione questa che si allontana nettamente dall’esercizio abituale dell’umorismo grafico in voga nei periodici cubani dagli anni Ottanta. Per l’artista contano tanto la linea del disegnato quanto il concetto (guide ereditate dal segno eversivo di Chago). Linea e concetto sono indispensabili a concepire squarci visivi che disarticolano gli schemi e smuovono qualsiasi forma di statalismo. Tuttavia il commento non è esplicitamente diretto, ma sottile ed ellittico, in bilico tra ironia e cinismo.
Un altro aspetto saliente. Le scene e i personaggi disegnati da Tonel evitano la grandiloquenza con cui si raccontano generalmente le storie. La loro carica narrativa, di matrice soggettiva, porta alla ribalta ritratti di alterità e approcci interrogativi nei riguardi della diplomazia, del potere, del denaro, del marginale o del vernacolo, alle zone “alte” e “basse” della cultura. È una visione narrativa ispirata dai contesti politici ma con una predilezione all’approccio storiografico. Difatti l’artista, nato a La Habana nel 1958, incorpora l’esperienza (vissuta) della “capitolazione” dell’Unione Sovietica seguita dall’affievolirsi della contrapposizione tra i blocchi USA e URSS. Congiuntamente “introietta” i traumi del “Período Especial en Tiempos de paz” a Cuba nei primi anni Novanta – un difficile momento di austerità, razionamento e tagli economici.
Sul finire degli anni Ottanta Tonel inizia un viaggio intermediale (disegni, libri d’artista, installazioni con mattoni e blocchi di cemento, assemblaggi oggettuali, sculture di legno) non mai lineare, che produce deviazioni simboliche, scenari ludici, parodistici, ma anche associazioni poetiche polisemiche. In questo viaggio affiorano molteplici riflessioni sia sulle utopie socialiste (un repertorio iconografico impregnato di rimandi al comunismo e al neoliberismo) e sui blocchi geopolitici, sia sull’estensione del commercio globale e l’esplorazione spaziale (spesso trasformata in dominio militare). Emergono gli interessi di Tonel nei confronti dei programmi spaziali sovietici e americani (come le missioni russe “Soyuz” e quelle statunitensi “Apollo”). Tuttavia, nelle opere dove si percepisce il fascino per l’esplorazione/sperimentazione scientifica del cosmo l’immagine elaborata da Tonel si distacca totalmente dal significato del dominio strategico dell’atmosfera esterna a cui puntavano (e forse ancora puntano) le grandi potenze. Le figure di astronauti che campeggiano nelle sue opere – quella di Jurij Alekseevič Gagarin (primo cosmonauta in perlustrazione nel 1961) in compagnia della cagnetta Laika (primo essere vivente lanciato – o meglio sacrificato – in orbita nel 1957), sospeso sopra i traffici marittimi russi – sono estranee alla finalità perversa della propaganda, anzi esprimono felicemente soltanto quella fantasia che veniva costruita intorno all’eccezionalità degli accadimenti nello Spazio. Tonel rimescola le fonti storico-iconografiche dando vita a delle scene di allunaggio che vedono orbitare non solo cosmonauti sovietici e robot spaziali, ma anche golfisti, carrelli da golf (in Lunokhod 2, 2009) e nastri trasportatori. Oppure combina personaggi della politica (Stalin) a personaggi di fantasia, tratti dal mondo delle fiabe (Cappuccetto Rosso) o dei fumetti (Superman).
I giocatori di golf per l’artista sono metafora di agiatezza: uno stile di vita indisturbato dalle turbolenze della realtà. Il golf allude al passatempo degli uomini che detengono ed esercitano un potere, politici e uomini d’affari. La raffigurazione del giocatore di golf con inchiostro nero sul bianco della carta appare permeabile e aerea, priva di consistenza. Sembra esprimere un senso d’immaterialità – probabilmente la stessa che si percepisce nel cosmo. Così nella sospensione dei personaggi e degli oggetti-simbolo si cela un’astrazione fantasiosa del potere che smaterializza in prima istanza la serietà del discorso finanziario e l’anelito alla conquista.
I giocatori di golf nel vuoto dello spazio immaginato da Tonel, o il nastro trasportatore in azione tra la Terra e la Luna – in Earth Moon Box (Cosmic Trade), 2008 – sono l’idea di nuovi processi che sfidano la gravità. Parecchie opere alludono alla espansione incontrollata di reti che mettono in contatto le nazioni, le regioni, i continenti e persino la terra e altri corpi nello spazio cosmico. Alcune mostrano algoritmi puramente inventati, intrisi di humour, ispirati ai grafici dei mercati finanziari e al commercio oltre confine. Ma, al di là dei segni e dei simboli riferiti al commercio globale, in Tonel si fa preponderante, come si nota nella mostra alla Galleria Ligreggi di Catania, l’icona della figura politica fautrice di comunità diplomatiche che determinano orientamenti e pensieri condivisi. Difatti dal territorio storiografico l’artista riattiva i motivi della complicità e del confronto politico. La sua installazione Amistad [Friendship], 2014, prende le mosse dal resoconto di un viaggio compiuto da Fidel Castro nel 1977 in vari paesi africani, nel tentativo di aprire l’influenza del assetto comunista cubano su Tanzania, Zambia, Mozambico, Angola, ecc. Tonel esamina la trascrizione inglese delle conversazioni avvenute a Berlino Est, il 3 aprile 1977 presso la Casa del Comitato Centrale del SED, tra Fidel Castro e Erich Honecker, ex presidente della DDR (la ex Repubblica Democratica tedesca, 1949-1990, della Germania comunista): qui Castro parla del suo viaggio in Africa esprimendo opinioni personali circa il quadro politico dell’Africa meridionale e i leader africani incontrati (come Agostinho Neto, Julius Nyerere, Kenneth Kaunda, Samora Machel), soffermandosi sui gruppi di guerriglia o di liberazione, quali l’African National Congress (ANC) o lo Zimbabwe African National Union (ZANU). Tale traccia storica rilevata da Tonel in Amistad rimarca la confluenza degli interessi politici di Castro verso l’Africa. D’altronde non va dimenticata la politica internazionalista di Cuba e la sua partecipazione alle guerre anticoloniali in Africa, così come la conferenza “Tricontinentale” (1966) in cui i delegati dei movimenti di liberazione di ottantadue nazioni si riunirono a La Habana per formare un’alleanza (contro l’imperialismo) chiamata “Organizzazione di Solidarietà con i Popoli dell’Africa, Asia e America Latina”. Nell’opera di Tonel riecheggia l’abbraccio di Cuba agli esuli politici afroamericani e i lunghi servizi militari trascorsi da migliaia di cubani in Angola, e anche in Etiopia. Qui i ritratti dei leader politici diventano una carrellata di esseri umani che hanno avuto uno scambio, un contatto, una convergenza d’idee. Compongono un coro di affinità ideologiche.
Tonel sottolinea in modo chiaro le scelte tematiche connaturate a un clima esperito in prima persona: “La mia visione della Guerra Fredda è molto personale, informata dal fatto che sono nato e cresciuto a L’Avana, Cuba, nel periodo in cui il mio paese è stato coinvolto in questo conflitto, prima quando la leadership rivoluzionaria ha affrontato direttamente il dominio americano nell’emisfero occidentale, e più tardi quando quella stessa leadership ha abbracciato il comunismo come ideologia di stato e ha deciso di allinearsi internazionalmente con l’Unione Sovietica. Questo periodo cruciale della storia contemporanea fa parte della mia biografia; è qualcosa che ho vissuto e sperimentato in prima persona in modo molto specifico, persino intimo, come persona che vive in una cultura caraibica e latinoamericana, che attraverserà i suoi anni formativi in un contesto definito dalla vicinanza ideologica tra Cuba e l’intero blocco dominato dall’Unione Sovietica, così come dagli stretti legami tra Cuba e molte delle nazioni del cosiddetto Terzo Mondo”. L’immaginario praticato da Tonel unisce documenti e finzione, dati storici e interpretazioni, per mettere in circolo una narrazione che divaga tra gli eventi e le personalità della Storia o nell’ambiente instabile e disarticolato del “nuovo capitalismo” (nuova geografia del potere che si irradia ovunque tramite l’estensione della produzione, dei mercati, della finanza, e delle nuove tecnologie). Nello spazio cognitivo e percettivo di questa narrazione emerge spesso la rappresentazione di un soggetto errante che si relazione con l’Altro e con il mondo. Pertanto l’incursione nell’immaginario di Tonel, osservato sulla base della nostra conformità o difformità rispetto a uno schema pregresso (l’imprinting culturale), ci conduce sempre alla piena libertà del pensiero visivo, anarchico e propulsore, mai retorico. E mediante l’appropriazione, l’interpretazione e la manipolazione (tra finzione e realtà) della storia ci invita a riconoscere noi stessi oltre le investiture, gli ideali umani e gli slanci culturali, tenendo in mente che “la finzione è un ampio campo di sperimentazione per il lavoro d’identificazione che svolgiamo su noi stessi” (Paul Ricoeur). Nell’opera Antonios. (A self-portrait with Gramsci), 2021, rielaborata per l’appuntamento di Catania, Tonel desidera rivelare i dati della sua identità a partire da un racconto intorno a una memoria non soltanto (auto)biografica ma intrecciata a quella di Antonio Gramsci. Nell’installazione si vedono affisse sulle pareti fotocopie, fotografie, testi e lettere di Gramsci con la famiglia dal carcere. A ben vedere, questa documentazione, ad esempio le foto della moglie di Gramsci con i loro due figli, si compenetrano con alcune foto e testi che parlano della vita e della storia della famiglia di Tonel (suo padre, suo figlio, i suoi legami, ecc.). Tonel si rivolge alla personalità di Antonio Gramsci per corteggiare l’idea di “un’intellettualità diffusa”, non separata “per mestiere e appartenenza di classe dal resto della società”.
Lontano dalla conformità sociale Tonel non fa che immaginare una relazione (emotiva, intellettiva, politica) di un individuo con una personalità culturale a lui affine. Permane l’idea di un viaggio, dal corpo dell’individuo e lo spazio personale verso un corpo condiviso, come può essere il corpo della nazione, o verso un corpo celeste o un essere dello spazio globale.
© Giacomo Zaza. 2022