Cinque

Cinque

In occasione dei cinque anni di attività della galleria, abbiamo il piacere di riunire la scuderia di artisti che hanno animato con il loro lavoro e percorso artistico lo scenario della galleria. Eterogenei per età, provenienza e pratica artistica hanno arricchito e riempito di arte la galleria. Zaza Calzia, ha letteralmente inaugurato il nostro percorso, nel non molto lontano Febbraio 2019, con la mostra Letters in jazz, con un testo di Efisio Carbone, si dava inizio a tutto. Come non onorarla con un dei lavori più emblematici all’epoca presentati in mostra? Untitled 2000, 200×200 cm. Il collage, si propone come linguaggio protagonista sulla pittura fino a invadere la superficie in ogni spazio possibile di caratteri infiniti in scale differenti tutti provenienti dalla medesima rivista. Sono opere che parlano la stessa lingua della musica Jazz, in grado di liberare inusitate energie primigenie e orgiastiche in costante vorticoso movimento.

Hugo Canoillas, rappresentato con i suoi lavorisu alluminio, Sensation e We live forever in an instant, entrambi datati 2014, 75×60 cm e rispettivamente in smalto e acrilico, inchiostro, materiale stampato ed epossidico.
Seguono i lavori dei nuovi acquisiti Fabrice bernasconi Borzi,con i suoi antieroi : comipont 1/2 (antieroe), 2013-2024,metallo, legno e pecora (antieroe), del 2021,di cemento, metallo, schiuma poliuretanica isolante. Il tema ricorrente è quello della gravità: la frazione di secondo di un equilibrio precario prima che gli oggetti crollino. Oggetti, presi in prestito dal quotidiano, apparente semplici ma che si caricano di una valenza simbolica, nelle mani di Fabrice si prestano a un minimo di funzionamento meccanico, basandosi su fantasie e rappresentazioni che possono essere provocate dall’esecuzione di atti inconsci.

Transparent Montage, 2008-2023 serie di disegni dell’artista ungherese Tamás Kaszás, si tratta di linee digitali stampate al laser con inchiostro indiano, penna acrilica, colori ad acquarello e gesso su carta.
Giuseppe Buzzotta e Paolo Parisi, con i lavori inediti presentati appositamente per Arte Fiera Bologna 2024,Senza Titolo, un olio su tela di 105,5×137 cm, che rappresenta al meglio il lavoro di Buzzotta : dettagli di realtà, tessuti o panneggi, pieghe che sembrano proliferare in modo incontrollato che sembrano piccole voragini e increspature della superficie o vortici e movimenti

dell’aria. Ma anche riccioli e volute che sembrano richiamare i motivi decorativi del Barocco più esuberante, in un contuo perfetto equilibrio di colori.
The Whole World in a Detail (Fabric), 2019-2024,di Paolo Parisi, è un ciclo di opere realizzato per strati pittorici la cui superficie, cromaticamente sontuosa, rimanda alla preziosità dei tessuti di abiti e tendaggi dipinti nei quadri del Rinascimento. Anche qui non c’è figurazione, ma il concentrarsi su un particolare ed esaltarlo nel suo aspetto cromatico con spatolate ortogonali rivela non un discorso sulla figurazione, e dunque sulla rappresentazione, ma sull’analisi e presentazione della pittura che è un dato fortemente concettuale. Dipingere una stoffa, proprio per le sue qualità di preziose luminosità e morbidezze, nel Rinascimento, e non solo, era uno degli esercizi più difficili allo stesso modo in cui lo era l’incarnato dei corpi delle persone e dunque anche metodo di valutazione della bravura del pittore, nonché di costi. Così pensiero, tecnica, economia, spazio confluiscono a dare sostanza all’arte in questione, operazione tanto importante in quanto rappresentata con forme astratte che sollecitano il nostro sforzo interpretativo, richiedendo una non passività dell’osservatore, a cui si chiede un parere a dare un suo punto di vista. Infatti Parisi, primo osservatore per assenza delle sue opere, è come l’assente Lorenzo Lotto guardato dal giovane che ritrae, sul quale si è concentrato Giulio Paolini nel suo Giovane che guarda Lorenzo Lotto.

Silvia Camporesi, in Esercizi di stile (2006),rielabora e si riallaccia alla raccolta d’immagini del Fotomuseo Panini. Confrontandosi con l’archivio storico del Fotomuseo Panini di Modena,si è imbattuta nel fondo della famiglia Orlandini, una famiglia di fotografi dell’800. Decide cosi,di immedesimarsi in quest’epoca lontana, prendendo in prestito le identità dei personaggi ritratti nelle vecchie immagini, un viaggio nel tempo in cui farsi fotografare era un evento raro e richiedeva un cura che oggi è venuta meno.

Ivan Terranova, con Abies Nebrodensis, 2022,indaga il paesaggio come area di confine tra l’ambiente e l’uomo, attraverso lo scatto prova di sedimentare nella memoria qualcosa che sembra appartenere già ad un mondo perduto. Con un approccio che si avvicina più alla biologia che all’arte, ha fotografato, sezione per sezione, questi due esemplari, recintati in una stessa gabbia metallica, attorno alla quale si riesce ad osservare un paesaggio apparentemente primigenio. Gli scatti convertiti sottoforma di cartoline sono mostrati su un espositore che li mostra come se fossero souvenir di una “natura” turistica, da conservare dopo un breve e distratto viaggio.

Carmelo Nicotra, con Bold, del 2022, un acrilico su carta, pvc e legno di 24x30x4cm. L’opera ci espone a riflettere sulla dualità tra gli elementi interni ed esterni,in ua costruzione immaginaria che allide alle costruzioni odierne edilizie. L’immagine ritratta, sembra essere una sezione

architettonica in cui ciò che si percepisce è una continua tensione tra pesantezza e precarietà, in contratto con un’armonia estetica che richiama gli azzardi dell’architettura vernacolare.
L’arte analitica nella galleria è segnata da due nomi storici Enzo Cacciola e Paolo Masi. Gli assunti più radicali della cosiddetta Pittura Analitica, che negli anni Settanta rifletteva sugli strumenti del fare pittura e contestualmente sulla figura sociale del pittore come produttore, e veniva da esperienze quali quelle di Giuseppe Uncini, ma anche e soprattutto di Piero Manzoni, i cui Achrome, fatti – e non dipinti – col caolino bianchissimo sono l’immediato precedente dei suoi cementi e asbesti. Cacciola,usa il cemento come superficie cromaticamente neutra, almeno all’inizio, cioè come un materiale la cui caratteristica principale è una sostanziale inespressività.Nei lavori inediti esposti in galleria, Cacciola dialoga con un nuovo materiale tutto catanese: la polvere dell’Etna, grigia e rossastra, proveniente direttamente dalle cave dell’Etna. In un pomeriggio di Dicembre il maestro Cacciola, si cimenta in una performance in cui con semplici gesti con polvere e tela crea dei capolavori unici in tutti i termini.

Paolo Masi, uno dei protagonisti della neoavanguardia italiana del XX secolo. Animatore della scena artistica fiorentina,dopo una breve ma incisiva stagione legata all’esperienza dell’Informale, recupera la lezione delle prime avanguardie – Suprematismo, De Stijl e Bauhaus in primis – per avviare un’originalissima ricerca sui legami tra pittura, spazio e luce, concepiti come elementi dinamici e variabili nel processo di percezione umana. La superficie del quadro, nel lavoro di Masi, diviene un campo di forze in tensione, dove i segni-colore rimodulano lo spazio secondo direttrici mutevoli, entrando in relazione strettissima con l’ambiente esterno e soprattutto con l’esperienza ottico-percettiva di chi li osserva. Di «una dilatazione continua in termini ritmo- dinamici» ha parlato Lara Vinca-Masini, tra le prime e più lucide interpreti dell’arte di Masi, ponendo l’accento sul carattere temporalizzato e contingente dei suoi lavori. Qui in galleria presente con un dittico Senza titolo, del 2014, una tecnica mista su tela e 60 x 60 cm cadauno. Si conclude cosi, solo per oggi, questo nostro percorso, delineato da questa scuderia variegata di artisti che hanno arricchito, non solo questo spazio ma anche noi e la nostra storia come Galleria. Una storia fatta di tanto impegno, perseveranza e creatività, ma soprattutto di passione che anima le scelte quotidiane prese in questi anni.